Il tumulto ribolliva d’estate
d’asfalto morbido e ardente
e lo stordimento per il mare era ovunque.
Ovunque mi girassi c’era mare,
canali e torrenti tra le case, traguardo di colline
valige alla stazione,
e salsedine
a condimento
del clangare degli alberi dondolanti.
Il mare bollente ungeva le piante dei piedi stanchi.
Gli ubriachi vagano con i pensieri altrove
io automa dall’ipnotico respiro
mi feci raccogliere da ogni via,
portoni e ciottoli fumanti mi parlarono
del tuo rapido passaggio, chiaro e nero.
Discesi antiche infinite salite
e firmai sedute sui marciapiedi
fratelli dell’assolata attesa e soli come me,
testa tra le mani e cuore per terra.
30 marzo, 2006
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