14 settembre, 2007

QUEL GIORNO TI HO DETTO CHE

Larghe colonne invadono un portone umido
zampe di elefante in una scatola cinese
non c’è spazio lì accanto
per le incerte parole del glorioso pudore
che imbratta sanguigno le guance nell’ombra.

Sbatte infuriato il petto in allarme
per l’imprevista sconveniente confessione
incapace soldatino alla difesa
e l’impudica Ninfa d’amore riappare.

E' L'ANIMA SPARSA

E’ un abbraccio verde bosco
che mi avvolge inatteso
come una corteccia d’albero calda
che parla, in un sacro silenzio.

Sono installazioni d’avanguardia
le posizioni delle mani sull’altro
nel contenere equilibri sfuggenti
immobili.

E’ la sua anima sparsa che mi fa sbandare
come un’astemia ubriaca
e ondeggiare leggermente sui piedi
come in un passo di ballo muto.

Pizzica la lana sulla mia guancia
inerme
e la mia forza scivola nebulosa
dai miei contorni
perduta e sapiente.

PORTE APERTE

Rimangono porte aperte
nel lungo corridoio.
Luce e aria proibita solo a me
si apre su coni di pulviscolo di luce.
sabbie mobili di rumore.
Io, ladra di mariti in alberghi di lusso,
non devo guardare dentro,
In lontananza frusciano ritmicamente
ascensori
che si aprono su grossi uomini in grigio
e i loro figli ricci
e ricchi
corrono fuori riempiendo lo spazio di echi acuti
Io, perduta prostituta d’amore,
chiamo con pudore
pulsanti dorati
e un timido servizio in camera
per una New York degli altri
quelli legittimi
che hanno le chiavi.